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Ecco perché Carpe Diem non significa “cogli l’attimo”

Redazione UniVersoMe
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“Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita.”

Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase dal professore John Keating ( interpretato da Robin Williams) nel film “L’attimo fuggente”?

“Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento”. Perché il poeta usa questi versi? […] Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare: diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli… pieni di ormoni come voi… e invincibili, come vi sentite voi… Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? “Carpe”, “Carpe diem”, “Cogliete l’attimo, ragazzi”, “Rendete straordinaria la vostra vita”!

Ebbene, caro Robin Williams, gli sceneggiatori ti avevano male informato, oppure erano informati male loro; probabilmente, essendo americani, non hanno studiato il latino a scuola.

Fonte: www.comingsoon.it

Potrei rispondere subito alla domanda “e allora cosa significa carpe diem?” ma c’è bisogno di un preambolo, della storia che mi riporta al primo anno di università e sono certa che ormai vorrete leggerla. Quale indirizzo? Lettere, ovviamente.

Era l’autunno del 2015, primo semestre, un autunno stranamente piovoso, lo ricordo così. Frequentavo due o tre corsi, ma chiaramente quello di letteratura latina era il più pesante, affollato e stimolante. L’aula era sempre piena, essendo la materia formante di tutto il corso. La prof era una di quelle buone che a lezione sono sempre in grado di strapparti più di una risata, con battute niente male tra l’altro, del tipo -se voglio imparare l’inglese vado in Inghilterra, ma se voglio imparare il latino dove vado, a Roma?-. E forse ora voi non avete le braccia attorno allo stomaco per le risate, ma vi giuro che dopo una mattinata di lezione e appunti questo è il genere di cose che ti fa ridere per almeno un minuto di fila.

Torniamo al fatidico giorno in cui ho scoperto che carpe diem non significava ciò che ho sempre creduto, ciò che mi hanno sempre detto, ciò che l’immaginario comune pensa.

Analizzavamo una frase di Cicerone in cui era presente il verbo carpo, la prof, illuminata, iniziò a dire -Sapete che mi fa ridere che tutti pensano che carpe diem significhi cogli l’attimo? Il verbo carpo ha un’accezione molto più forte, certamente più intensa, del semplice cogliere-.

Dunque, arriviamo alla risposta da un milione di dollari. Lei continua, noi allibiti la fissiamo senza distogliere lo sguardo.

-Carpo ha un’accezione semantica agricola, rimanda ad un’azione che significa strappare il frutto dall’albero, ma uno strappo molto lento, piano piano…-

Era una di quelle cose che ti entrano in testa, ci fanno il nido e mettono le radici; non te le scordi più. Non hai bisogno di appuntarlo, sottolinearlo, far degli schemi per ricordarlo.

Quindi non è un cogli l’attimo, fugace, superficiale, ad muzzum, come si direbbe a Messina. Ma tutto il contrario! Uno strappo lento, in cui ogni millisecondo è misurato, lento, preciso, goduto, partecipato, vissuto e vivo.

Godi la vita ogni giorno, ma non con attimi fugaci, ma intensi, vissuti.

Carpite la vita, la felicità, l’amore, l’amicizia, il lavoro, il dovere, le risate, gli hanghover. Carpite l’affetto di mamma e papà, dei cugini che abitano lontano e vengono a trovarvi per le vacanze, la colazione al bar, un “ti amo” non voluto ma comunque apprezzato. Un natale con pochi regali ma pur sempre festeggiato. Un amico che vi ha fatto un torto ma a cui siete comunque legati.

Adesso, quando leggerete carpe diem sui post dei social, o sui muri delle gallerie in autostrada, saprete che peso dovete dargli (in particolar modo, quando ve lo tatuate sulla schiena).

Ilaria Piscioneri