Il vincitore del premio ANCI-storia 2018, il prof. Andrea Micciché, presenta il suo libro sull’autonomia siciliana

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Martedì 4 giugno 2019. Ore 17.00. Aula Cannizzaro dell’Università di Messina. Presentazione del libro del prof. Andrea Miccichè – Università “Kore di Enna” – intitolato “La Sicilia e gli anni Cinquanta. Il decennio dell’autonomia”.

Durante l’incontro, hanno discusso con l’autore il Prorettore agli Affari generali, prof. Luigi Chiara ed i proff. Santi Fedele e Giuseppe Barone.

All’interno del testo viene raccontata la nascita, nel secondo dopoguerra, dell’autonomia siciliana quale espressione e strumento per la concreta realizzazione delle storiche aspirazioni allo sviluppo economico e industriale dell’Isola. Una visione contrapposta alla frequente rappresentazione dell’autonomia siciliana come un pesante fardello, un ostacolo allo sviluppo isolano, un emblema delle inefficienze, dell’assistenzialismo, delle corruttele del nostro Paese.  

L’autonomia siciliana fu il risultato del peculiare processo di transizione alla democrazia cominciato nell’isola già all’indomani dello sbarco degli Alleati. Un processo condizionato dalla difficile ricostituzione di un’autorità statuale, dalla miseria diffusa, dalle devastazioni della guerra, da un ordine pubblico minato dal banditismo e dalla mafia. Un contesto in cui sembrò attecchire un movimento separatista espressione di una parte del notabilato, della borghesia siciliana delle professioni e di una gioventù urbana e radicalizzata, unite da un sicilianismo pseudo-nazionalista e anti-centralista che attribuiva al Nord i mali e l’arretratezza dell’isola.

Anche dopo la caduta del fascismo, in un momento particolarmente delicato, con la Sicilia a rappresentare il primo fronte di guerra europeo, le pulsioni indipendentiste si fecero sentire e individuarono nei Savoia e in Mussolini i “nemici” del popolo siciliano. In questa fase, l’assenza di alternative concrete alla situazione vigente favorì il coagulo di un vasto consenso intorno al movimento indipendentista.

In un primo momento il separatismo non incontrò particolari contrasti e riuscì a consolidare il sostegno presso il popolo e ad avanzare concrete istanze rivendicative. Le cose cambiarono nel febbraio 1944, quando le aspirazioni del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) dovettero fare i conti con la nuova amministrazione italiana. Iniziò una nuova fase di tensioni che provocò il radicalizzarsi delle posizioni indipendentiste. Nacquero l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), la Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza della Sicilia (GRIS) e sempre più si fece sentire la presenza e l’azione delle famiglie mafiose. Una serie successiva di operazioni militari, tra Gennaio e Aprile 1946, ridimensionarono di molto le possibilità di questo variegato fronte, e parallelamente vennero avviate trattative segrete tra i separatisti e lo Stato che condussero alla concessione dell’autonomia. Il movimento, per essere riconosciuto, dovette accettare il compromesso dell’autonomia e rinunciare alle pretese separatiste.

Ad attribuire legittimità all’autonomia e alla classe politica regionale furono comunque le concrete realizzazioni in termini di opere pubbliche e di provvedimenti legislativi in materie come l’agricoltura, le risorse energetiche, il credito e l’industria. L’autonomismo siciliano fu insomma il motore della politica isolana in questa prima fase della storia repubblicana.

Il libro è un lavoro che indaga un momento fondamentale della storia italiana e siciliana della dialettica centro-periferica.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo