Cos’è il rappporto deficit-Pil? Soglia del 2,4% e Def, alcuni chiarimenti

Redazione Attualità
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In questi giorni caldi di decisioni e trattative politiche nel nostro Paese e tra l’Italia e l’Ue, abbiamo sentito spesso parlare del rapporto deficit-Pil, e dell’intesa raggiunta con tutto il governo sul deficit del 2,4 per cento stabilita nel Def. Anche se per i non esperti, il significato di questi termini potrebbe essere intuitivo, andiamo con delle spiegazioni più dettagliate a chiarire ogni dubbio o intuizione.
Il deficit rappresenta la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato quando queste superano le prime, perciò è anche definito disavanzo. Al contrario, quando le entrate superano le uscite invece parliamo di avanzo, o pareggio di bilancio quando l’ammontare delle spese pubbliche sia uguale alle entrate, ovvero al gettito fiscale.
L’ammontare complessivo dei disavanzi pubblici accumulati ogni anno porta invece alla formazione del debito pubblico, rappresentato dal debito che lo Stato detiene con altri soggetti economici nazionali o esteri, quali individui, imprese, banche o Stati esteri (debito estero), attraverso la loro acquisizione di obbligazioni o titoli di stato, emessi appunto dallo Stato allo scopo di finanziare il proprio deficit.
Rapporto deificit-pil: secondo i parametri stabiliti dall’Ue, il tetto massimo del rapporto di questo disavanzo viene calcolato non in via assoluta ma in relazione al prodotto interno lordo, la ricchezza del Paese: il 3% del Pil. Dato quindi che rappresenta uno dei punti cruciali di ogni politica economica degli stati membri, poiché se non verrà rispettato scatterebbero sanzioni da parte di Bruxelles.
Quindi, se ho 100 miliardi di Pil, il deficit non potrà superare il 103 miliardi.
Nel corso degli anni, i vari stai membri, hanno stabilito in accordo col vertice europeo un percorso graduale di riduzione dei deficit – aumentati molto drasticamente durante gli anni della crisi mentre i Pil scendevano – allo scopo di arrivare al tanto anelato pareggio di bilancio.


L’intesa del 2,4 per cento è stata raggiunta dall’esecutivo e così approvata la nota di aggiornamento al Def, dal consiglio dei ministri all’unanimità nella tarda serata di giovedì 27 settembre 2018.

Il Documento di economia e finanza (Def), è il più importante strumento di programmazione economica      del governo e riporta gli obiettivi di politica economica del paese, le stime sull’andamento delle finanze pubbliche e dell’economia nazionale e le riforme che il governo intende attuare.

Nel documento è previsto che il rapporto deficit/Pil sia, quindi, al 2,4 per cento nel 2019, per poi scendere al 2,1 per cento nel 2020 e all‘1,8 per cento nel 2021.

 

Giusi Villa