Gaetano Salvemini: professore, storico, meridionalista, antifascista

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Il nostro antico Ateneo ha vantato illustri Professori, tra di essi sicuramente da ricordare è Gaetano Salvemini. Importante storico e politico italiano, insegnò all’Università di Messina nei primissimi anni del Novecento.

Pugliese di nascita (nacque a Molfetta nel 1873), trascorse diversi anni in Sicilia. Dopo essersi laureato in lettere a Firenze a soli ventitré anni, lavorò infatti in una scuola media di Palermo come professore di latino. Era comunque chiara fin da allora la sua predilezione per gli studi storici: fin dagli anni universitari si era appassionato alla storia medievale, dimostrandosi uno dei migliori in tal campo. Ed infatti, dopo la parentesi palermitana, insegnò storia nei licei classici di Faenza e di Lodi.

Giungiamo dunque al 1901, quando, giovanissimo, ottenne la cattedra di Storia medievale e moderna presso l’Università di Messina. A questa città rimarrà, suo malgrado, legato per sempre… e non solo perché sede della sua prima esperienza da docente universitario, ma anche e soprattutto perché qui perse la sua famiglia nel terremoto del 28 dicembre del 1908. La moglie, la sorella e cinque figli perirono in quella terribile notte, mentre lui solo si salvò e per giorni vagò alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse a scavare tra le macerie di quella che era la sua casa. Di quella notte scrisse: “Ero in letto allorquando sentii che tutto barcollava intorno a me e un rumore di sinistro che giungeva dal di fuori. In camicia, come ero, balzai dal letto e con uno slancio fui alla finestra per vedere cosa accadeva. Feci appena in tempo a spalancarla che la casa precipitò come un vortice, si inabissò, e tutto disparve in un nebbione denso, traversato come da rumori di valanga e da urla di gente che precipitando moriva”. Lui stesso fu creduto morto, finché non fece sapere della sua sorte attraverso una lettera all’ Avanti!, pubblicata l’8 gennaio 1909.

Quella tragedia lo segnò inevitabilmente, anche sul piano professionale e politico: avvicinatosi al Psi fin dal periodo fiorentino, da quel momento portò avanti le sue battaglie con maggiore fervore, in particolare quelle relative alla piena realizzazione della democrazia italiana (si battè per l’introduzione del suffragio universale) e al riscatto del Sud, funzionale alla crescita economica e civile dell’Italia intera (a tal proposito tentò di saldare le rivendicazioni degli operai del Nord con quelle dei braccianti del Sud). Fu inoltre molto critico nei confronti di Giolitti, ad egli infatti dobbiamo la coniazione dell’epiteto “ministro della malavita” riferito proprio al politico piemontese.

In occasione dello scoppio della prima guerra mondiale, Salvemini si schierò sulle posizioni dell’interventismo democratico, tant’è che addirittura si arruolò volontario quando l’Italia entrò in guerra.

Eletto deputato nel 1919, all’avvento del fascismo si schierò subito contro Mussolini e lo fece con ancor più vigore dopo l’uccisione di Matteotti, nel 1924. L’anno dopo fu arrestato dalle milizie fasciste e messo in carcere, dove rimase qualche giorno. Una volta scarcerato, si dimise dall’Ateneo di Firenze dove insegnava e fuggì clandestinamente in Francia.  Da lì continuò la sua battaglia antifascista e con i fratelli Rosselli fondò il movimento Giustizia e libertà.

Nel 1934 il suo prestigio fu riconosciuto a livello internazionale: ottenne infatti la cattedra di Storia della Civiltà Italiana, creata appositamente per lui, all’Università di Harvard. Tornò definitivamente in Italia solo nel 1949, anno in cui gli fu restituita la cattedra all’Università di Firenze.

Trascorse i suoi ultimi anni a Sorrento, da dove continuò la sua battaglia politica, finché la morte non lo colse, nel 1957.

Ancora oggi la sua figura, dall’alta caratura morale, è ricordata in ambito politico come in quello storico. A Messina porta il suo nome l’Istituto di Studi Storici, fondato nel 1977 da un gruppo di docenti di materie storiche operanti nelle Università siciliane e calabresi.

Francesca Giofrè