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Il potere della musica sul nostro cervello

Scienza & Salute

Conosciamo da molti anni il potere della musica di far vibrare le corde dell’anima, scatenando emozioni. La musica può motivare, creare entusiasmo, alleviare la solitudine, indurre la calma, portare gioia e serenità, altre volte alcuni suoni possono indurre ansia, angoscia.

La musica è strettamente legata alle origini dell’uomo. Non è solo un’attività artistica è soprattutto una forma di comunicazione eccezionale con un significato biologico. Ad esempio nei cuccioli l’ascolto della voce della madre attiva risposte vegetative: i peli si drizzano e si riscaldano.

Per i popoli essa era associata alla religiosità, le preghiere venivano celebrate cantando e danzando al ritmo di musica, al suono dei tamburi.

Alcuni maestri attraverso il pianoforte riuscivano ad indurre nell’uditorio profondi cambiamenti di coscienza, attribuendo alla musica un potere magico.

Qual è il potere magico della musica?

Premesso che ogni genere di musica non presenta lo stesso effetto semplicistico su tutti, poiché dipende sia dai gusti personali, dall’esperienza e anche dal grado di erudizione in materia (studi americani di fatto dimostrano che i professionisti della musica ascoltano in modo diverso rispetto ai semplici appassionati. I primi hanno un approccio analitico, i secondi emotivo).

L’arte dei suoni non rilassa tutti allo stesso modo ma ha comunque degli effetti su qualunque essere umano.

La musica è in grado di attivare il cervello e di modulare i livelli di eccitazione, concentrazione e rilassamento, agendo sull’attività elettrica del cervello.

Normalmente il nostro cervello “emette” delle onde cerebrali, ovvero onde elettromagnetiche che rappresentano l’attività del nostro cervello, in funzione dei cosiddetti stati di coscienza. Nella vita quotidiana tutti noi passiamo attraverso diverse fasi dell’attività cerebrale, dallo stato di veglia ai diversi stadi del sonno tramite onde beta, alfa, theta, delta.

  • Le onde delta sono associate al più profondo rilassamento psicofisico e favoriscono il sonno;
  • Le onde theta sono quelle onde riconducibili ai momenti in cui la mente è impegnata a immaginare, visualizzare, creare con ispirazione. Queste onde cerebrali vengono prodotte dal nostro cervello durante sedute di profonda meditazione, oppure nella fase REM del sonno;
  • Le onde alfa corrispondono ad uno stato di rilassamento, ma comunque vigile e conscio. Una situazione tipica potrebbe essere quella che vede la mente coinvolta e concentrata nella risoluzione di problemi esterni. Le onde alfa sono quelle che rappresentano l’attività del nostro cervello quando stiamo per addormentarci, quando siamo rilassati ma lucidi;
  • Le onde beta sono associate alle comuni e normali attività che il nostro cervello ha durante la veglia, quando la nostra concentrazione è rivolta agli stimoli esterni.

Potremmo affermare che il nostro cervello combina molte onde armoniche spontaneamente in modo strutturato:

 

L’onda sonora, avente anch’essa una frequenza (percepita come altezza) ed un’intensità (relazione con il volume), caratterizzata da una forma che corrisponde al timbro che differenzia le diverse tipologie di suono, si propaga nell’aria o in un altro mezzo elastico e raggiunge l’apparato uditivo dell’orecchio che, tramite un complesso meccanismo interno, crea una sensazione “uditiva” correlata alla natura della vibrazione. In particolar modo la membrana timpanica subendo variazioni di pressione entra in vibrazione. Avviene dunque un fenomeno particolare: le onde sonore si sincronizzano con quelle del nostro cervello, determinando diversi stati di coscienza, da qui l’eccitazione e il rilassamento.

“E’ come se le cellule del nostro cervello, che normalmente producono queste onde elettromagnetiche, entrassero in risonanza con le frequenze della musica ascoltata producendo onde di analogo tipo in relazione al tipo di musica rock, classica e inducendo stati come il rilassamento, la vigilanza, la creatività.”

Possiamo quindi comprendere come la musica sia in grado di indurre rilassamento, eccitazione e favorire processi come l’apprendimento ed il problem solving.

Musiche meditative usate nelle discipline come il Theta Healing inducono rilassamento e creatività, intuizione e al giorno d’oggi trovano varie applicazioni.

Il famoso effetto Mozart dimostra che la musica è strettamente connessa all’apprendimento e alla creatività

In uno studio condotto nel 1993 due fisici dimostrarono come dei ragazzi avevano raggiunto migliori risultati nei test di ragionamento ascoltando una particolare sonata di Mozart. La famosa sonata K448 per piano in grado di aumentare temporaneamente di 8-9 punti il quoziente intellettivo degli ascoltatori.

(Ya-Fei Chuang, Robert Levin Mozart Sonate D-Dur, KV 448, Allegro con spirito)

Quali sono le aree cerebrali che si attivano nel nostro cervello durante l’ascolto di una canzone? O quando suoniamo o balliamo?

L’ascolto della musica colpisce una serie intricata di sistemi di elaborazione cerebrali, come quelli connessi all’elaborazione sensoriale-motorio, o implicati nella memoria, nelle emozioni o cognizioni mentali o nelle fluttuazioni dell’umore.

Possiamo dire che durante l’ascolto di una canzone potrebbe arrivare ad essere coinvolto e attivato quasi tutto il cervello:

  • Corteccia, partendo dall’emisfero temporale area deputata all’ascolto e comprensione dei suoni,
  • Archicortex, con le connessioni emotive i ricordi che la canzone ci risveglia, milioni di circuiti neurali feed-back si attivano contemporaneamente,
  • Ipotalamo, con reazioni vegetative connesse alla secrezione di diversi ormoni tra cui i più importanti ossitocina, dopamina, legate a stati di benessere.
  • Bulbo e ponte, con modificazioni del respiro e della frequenza cardiaca.

Tali evidenze sono state ottenute con la risonanza magnetica e anche con altre tecniche neuropsicologiche.

Suonare uno strumento inoltre favorisce lo sviluppo di molte abilità cognitive, anche quelle non strettamente connesse con la musica.

Secondo alcuni i musicisti, sviluppando particolarmente l’area del cervello relativa al linguaggio, riescono a prevenire alcuni danni legati all’invecchiamento.

Suonare è come fare sport per il cervello.

Immaginate per un momento l’attivazione celebrale di un artista inizialmente con sforzo conscio e poi inconscio.

Si utilizzano infatti complessi sistemi di feedback nel prendere informazioni, come la tonalità e la melodia, attraverso la corteccia uditiva, che consente al musicista di regolare l’esecuzione.

La corteccia visiva è attivata dalla lettura dello spartito, il lobo parietale è coinvolto in una serie di processi compreso il calcolo della posizione delle dita, la corteccia motrice aiuta a controllare i movimenti del corpo. Inoltre la corteccia sensoriale è stimolata ad ogni tocco dello strumento ed il sistema limbico del musicista si attiva in base ai suoi ricordi, alle sue emozioni o sensazioni.

Danzare a ritmo di musica è importante sia per i bambini, in quanto li aiuta a sviluppare il linguaggio e a coordinare i movimenti che per gli adulti e anziani prevenendo l’invecchiamento cerebrale e fisico, migliorando la propria percezione spazio-corporea ed il proprio coordinamento motorio.

Ha un’azione sulla chimica naturale del cervello e aiuta a regolare l’umore

Tra le sostanze principalmente prodotte vi è la dopamina sostanza che viene rilasciata in condizioni di piacere, quando risolviamo un problema, quando mangiamo cibi grassi.

Il semplice atto di cantare una nota provoca un senso di esaltazione dovuto alla combinazione di endorfine e ormoni rilasciati nel corpo mentre si canta. L’ossitocina, un ormone che viene rilasciato mentre si canta, è noto per alleviare l’ansia e lo stress. È anche associato con il senso di fiducia e di legame spiegando quindi la connettività euforica sperimentato mentre si canta in gruppo.

La musica ha degli effetti sulla materia di ordine fisico non solo di ordine psicologico.

La leggenda della distruzione delle mura di Gerico narra che i soldati in marcia sui ponti devono “rompere il passo” perché altrimenti la relativa frequenza potrebbe generare il fenomeno della risonanza causando crolli o cedimenti.

La musicoterapia

La scienza in questo caso ci dà delle conferme, sugli effetti benefici della musica. In molti ospedali nel mondo si pratica la musicoterapia, la musica è usata in svariati ambiti per tutte le età da bambini e anziani. Questa tecnica viene usata:

  • nei confronti dei bambini dislessici;
  • nella gestione del dolore in malati oncologici e terminali;
  • per scongiurare la depressione e gli attacchi di panico;
  • per calmare i pazienti;
  • per alleviare la tensione muscolare;
  • nei casi di epilessia;
  • E in molti altri casi…

La ricerca inglese ha provato che far ascoltare ai pazienti le melodie e le strofe più amate agirebbe da stimolo per il recupero dei deficit visivi nei casi di ictus.

Pubblicato su The Lancet Journal, il Dr. Catherine Meads e il suo team di ricercatori della Brunel University hanno confermato che l’ascolto di musica prima, durante e dopo l’intervento chirurgico aiuta nel nervosismo e il recupero del paziente. Dopo l’esame comparativo di circa 7.000 segnalazioni di pazienti, il team ha scoperto che coloro che avevano la musica nella sala operatoria hanno dimostrato una significativa riduzione del dolore post-operatorio, l’ansia, e la necessità di farmaci contro il dolore. Con una significativa riduzione dei livelli di stress anche per il chirurgo.

Diverse ricerche all’università di Stanford hanno provato che la musica provoca variazioni dei livelli di attività cerebrale.

La musica può portare benefici duraturi per il nostro stato d’animo e quindi sul nostro corpo, anche dopo diverso tempo che abbiamo smesso di ascoltarla.

 

Gli effetti fisiologi della musica potremmo riassumerli in questa immagine…

La musica si basa sulle ottave interiori ha dei profondi legami con l’anima e le origini che vanno oltre la scienza.

Non c’è bisogno di essere un grande cantante, musicista o ballerino per raccoglierne i frutti.

Accendete la radio cantate, ballate, ascoltate buona musica la vita è troppo breve.

Daniela Cannistrà