Hermann Hesse e Messina

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Herman Hesse in una foto del 1927

Da Gaienhofen, un piccolo centro di tremila anime affacciato sull’Untersee, estensione del Lago di Costanza, giunge ai nostri giorni, dal 1909, una lettera dedicata alla Messina distrutta dal terremoto dell’anno precedente e che porta la firma di Hermann Hesse.

Le poche righe che lo scrittore dedicò in lingua tedesca alla città dello Stretto dimostrano il legame tra Hesse e Messina nei suoi ricordi, memorie che cercheremo di ripercorrere in questo appuntamento della rubrica “Messina da Leggere”.

Il legame tra gli Hesse e Messina nasce nel 1865 quando Marie Hesse, madre di Hermann, intraprese un viaggio con Charles Isemberg, missionario con il quale aveva stretto una relazione, seguendolo, anche dopo il matrimonio, nelle tappe dei suoi viaggi. Fu proprio per questo motivo che, all’età di ventitrè anni, nell’anno del ’25, Marie partì dall’India con il coniuge a bordo della nave “Möris”, documentando in lettere e in pagine di diario tutto ciò che avrebbe visto.

E fu proprio durante una notte di navigazione che la Hesse costeggiò le rive di Messina, ricordando il paesaggio caratterizzato dai dorsali delle montagne buie nell’oscuro cielo stellato, riferendo delle onde danzanti e delle luci rosse e verdi della lanterna del faro. La città, a quell’ora della notte, era sopita in un sonno, probabilmente, senza luci e tutto sembrava, agli occhi di Marie, come lo scenario di un sogno incantato. Tale memoria, infatti, ritorna nella sua confessione con la quale ammise: “Non dimenticherò mai l’incantevole impressione di quella notte in mare”.

Che cosa abbia potuto vedere Marie Hesse in quella notte del 1865? Una descrizione più dettagliata della Messina di quell’epoca si può evincere dai ricordi di Edmondo De Amicis, il quale, proprio negli anni ’60 del 1800 era di “guarnigione” a Messina per la guerra tra Italia e Austria.

Quale fu il valore delle memorie di Maria Hesse per il figlio Hermann lo si evince, invece, dalle righe del romanzo “Hermann Lauscher”, opera autobiografica in cui Hesse rivolge un pensiero alla madre:

Ho ascoltato lettori e narratori e conversatori di fama mondiale e li ho trovati freddi e privi di gusto non appena li paragonavo ai racconti di mia madre.[…] Da dove traggono le madri quest’arte potente e gaia, questa plasticità, questa instancabile sorgente magica dalle loro labbra? Ti vedo ancora, madre mia, con il bel capo piegato verso di me, esile, flessuosa e paziente, con i tuoi incomparabili occhi scuri

Da un legame, dunque, affettivo, caratterizzato da testimonianze indirette, nasce il riguardo il padre letterario del “Siddharta” espresso per Messina nella sua lettera del 1909, emessa dal piccolo borgo di Gaienhofen, nel quale soggiornò, non appena sposatosi con Maria Bernoulli, dal 1904 al 1911, anno in cui Hesse, poi, si trasferì brevemente in India, terra natale della madre, stabendosi, successivamente a Berna.

Francesco Tamburello