La La L’Ateneo messinese

Cultura Locale
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Alzi la mano chi ha guardato appiccicato alla televisione la tanto attesa e famosa “Notte degli Oscar”, durante la quale non sono mancati Epic Fail; il più clamoroso?! La consegna della busta sbagliata che vede come protagonisti i film “La La Land” e “Moonlight”. Ma, arriviamo al dunque: nonostante la regia di Damien Chazelle non è riuscita ad accaparrarsi l’Oscar per “Miglior Film”, La La Land si è comunque classificato in moltissime delle categorie per i premi più ambiti. Ho citato quest’esempio perché, forse in modo un po’ azzardato, il Premio Oscar si avvicina un pochino alla “Scelta dell’Università”.

Come sappiamo esistono diverse Università sparse in tutt’Italia, ognuna con diversi Dipartimenti e peculiarità. Tuttavia, ognuna di esse, pubbliche o private che siano, eccellono e/o  toppano in qualcosa. Di conseguenza, la scelta dell’Università non deve limitarsi soltanto alla valutazione del suo prestigio, ma deve guardare anche e soprattutto altri aspetti, quali i bisogni, le aspettative e le esigenze di ogni studente.

Ma in Sicilia, terra del Sole e del Mare, le Università: quali e quante sono?

Nel 1434 sorse la prima Università siciliana: il Siciliae Studium Generale, oggi Università di Catania che, classificata tra i mega atenei, conta oltre 40.000 iscritti. Fu invece il complesso rapporto creatosi tra Compagnia di Gesù e classe politica locale a sostenere la fondazione sulle rive dello Stretto, il 16 Novembre del 1548, attraverso l’aiuto dei giurati messinesi, del viceré Juan de Vega, l’intervento di Ignacio de Loyola e del Pontefice Paolo III S.Ignacio de Loyola, di quella che si può definire la prima Università collegiata gesuitica in Europa, l’unica in Sicilia a fornire una istruzione completa nelle arti liberali.

Lo Studium veniva ad essere governato, per la maggiore, dalla Societas Iesu, mentre alla città spettava soltanto l’onere di finanziare l’istituzione. La città rispondeva proponendo un modello universitario bipartito in: Diritto e Medicina, gestito dalla Giurazia messinese; Teologia, retto dalla Societas Iesu. Successivamente, nel 1565, si ha la completa adesione al modello universitario “bolognese”, che poco aveva a che fare con l’iniziale bolla pontificia: la Compagnia di Gesù viene, infatti, definitivamente esclusa dal controllo dello Studium.

Nel 1597, l’Ateneo peloritano si vede pronto a funzionare regolarmente, grazie anche alla “Nuova Fondacione delli Studii”: nuovi Statuti secondo i quali, lo Studium doveva essere gestito dalle élites cittadine nei momenti fondamentali, quali la scelta dei docenti, del rettore, dei riformatori, ecc.

L’Università di Messina, fino al 1679, anno della sua prima chiusura, riusciva a proporsi come tappa centrale per il percorso formativo delle élites culturali e cittadine; inoltre, la sua posizione strategica, faceva si che allo Studium messinese, arrivassero giovani studenti anche dalle terre della vicina Calabria, di Malta e dalla Grecia.

Come già anticipato, ad un secolo dalla sua apertura, a causa della  rivolta antispagnola, l’Ateneo si vede chiuso, per poi essere rifondato nel 1838 dal Re Ferdinando II, il quale, elevava la locale Accademia Carolina, al rango di Università, potendo stimare, fino ai primi del Novecento grandi intellettuali come Pietro Bonfante, Vittorio Emanuele Orlando, Giovanni Pascoli, Gaetano Salvemini. A dieci anni dalla sua riapertura, l’Ateneo si rivede soppresso per poi essere riaperto due anni dopo, subendo un calo d’utenza dovuto ad alcune leggi che vietavano l’immatricolazione di studenti provenienti da altre provincie siciliane e dalla Calabria.
Nel 1908, il terremoto che ha devastato Messina, ha contribuito alla distruzione di gran parte delle attrezzature e strutture dell’Ateneo tra le quali il Collegio dei Gesuiti che, sorgente sui resti di un antico tempio dedicato ad Apollo, è stato sin dall’inizio sede dell’Università. L’edificio fu edificato dal gesuita Natale Masuccio nel 1608,
progettato e collaudato secondo un modello che la Compagnia definiva “modo nostro” e che mirava a rendere collegate tutte e tre le aree dell’edificio: quella destinata alle scuole, quella per i religiosi e quella per la chiesa. Di quest’opera, tutto è andato distrutto, tranne il portale principale del collegio, che oggi si trova murato in una struttura secondaria, alla sede del rettorato, passando da via Venezian; su di esso la dicitura latina di “Primus ac prototypum collegium“, ci dice che questa scuola era la prima ad essere stata fondata dalla compagnia di Gesù e doveva servire da modello per tutte le altre.

Nel 1909 e negli anni a seguire, l’Ateneo riacquistava vitalità riuscendo a superare, grazie a rettori come Gaetano Martino e Salvatore Pugliatti, momenti storici e civili particolarmente difficili.

Tra gli alunni celebri, l’Università di Messina vanta: Santo Versace, Antonio Martino, Nicola Calipari, Paolo Fulci.

Dopo l’ateneo messinese, nel 1805 viene istituita l’Università degli Studi di Palermo e, di più recente istituzione è l’Università semiprivata Enna-Kore.

 

Oggi l’Ateneo messinese, propone un’ampia offerta formativa e si articola in diversi poli situati al centro e nelle periferie della città, tra questi: il Polo Papardo, il Polo Annunziata, ospitante anche la Cittadella Sportiva Universitaria; il Policlinico Universitario, ed il Centro Cittadino; conta circa 39.600 iscritti e viene quindi classificata tra gli Atenei medi, al 2° posto tra le Università Meridionali ed al 35° posto  tra le Università Statali.

Insomma, La La Land non potrà di certo vantare l’Oscar a “Miglior Film” come L’Università di Messina non potrà vantare di essere nella classifica tra le Università maggiormente prestigiose d’Italia, ma entrambi hanno e continueranno ad avere qualcosa che, forse è il caso di dire, non va bene a tutti ma, va bene a molti. Ed a noi, comuni studenti universitari messinesi, va bene così!

Erika Santoddì

Foto: Giulia Greco