Antonello: il genio che rese grande il nome di Messina

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Riapriamo dopo un lungo periodo di silenzio la rubrica dedicata ai Personaggi storici che hanno legato il loro

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Antonello da Messina: Ritratto d’uomo, (probabilmente autoritratto). 1475 ca. National Gallery of London.

nome alla città di Messina, alla sua storia e alla sua cultura. L’elenco sarebbe lunghissimo, ma senza dubbio uno di questi merita di spiccare su tutti gli altri. La sua fama, infatti, continua a far risuonare in tutto il mondo, da Dresda, a Londra, a Madrid fino agli Stati Uniti, il nome della nostra Città. Stiamo parlando, infatti, di uno dei più grandi pittori del primo rinascimento italiano: Antonio di Giovanni d’Antonio, noto ai più come Antonello da Messina.

Poco sulla sua vita è noto con certezza: la maggior parte delle notizie storiche su di lui sono frutto di un paziente lavoro archivistico su documenti che lo riguardavano, una ricostruzione ardua, povera di certezze e spesso punteggiata da ipotesi e congetture sul suo conto. A cominciare dalla data di nascita, ignota ma collocabile a Messina intorno al 1430; nulla sappiamo della sua formazione artistica, se non che una lettera scritta circa un secolo dopo la sua nascita, nel 1524, da un colto umanista appassionato d’arte, lo indica come allievo a Napoli del maestro Colantonio, pittore della corte aragonese.

 

Giorgio Vasari, noto artista e storico dell’arte cinquecentesco, autore nel 1568 di una mastodontica opera biografica sui maggiori artisti del Rinascimento, attribuisce al giovane Antonello un viaggio nelle Fiandre nel corso del quale conobbe e assimilò l’opera degli artisti fiamminghi a lui contemporanei; secondo la storiografia contemporanea un tale viaggio non avvenne mai (non ne avrebbe avuto il tempo) ed è più probabile che proprio a Napoli Antonello abbia avuto il primo contatto con l’arte fiamminga, che godeva in quel momento di grande popolarità alla corte angioina (e difatti lo stesso Colantonio era a sua volta stato allievo di un maestro fiammingo, Barthelemy d’Eyck). Quel che è certo è che l’arte fiamminga lascia una traccia indelebile nella formazione del giovane Antonello, la cui intera opera potrebbe essere inquadrata come il punto d’incontro fra la grande tradizione fiamminga quattrocentesca e il primissimo Rinascimento italiano. Dai fiamminghi Antonello impara la tecnica della pittura ad olio, l’attenzione maniacale e quasi miniaturistica per i dettagli, l’uso della luce, e l’impostazione a tre quarti dei ritratti, che consente una migliore resa psicologica dei personaggi.

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Antonello da Messina: Crocifissione di Sibiu. 1460 ca. Muzeul de arta, Bucarest.

È al 1460 che sono datate le sue prime opere, come la Crocifissione di Sibiu (sul cui sfondo appare quella che verosimilmente è una rappresentazione del porto falcato della città di Messina) o la cosiddetta Madonna Salting: in questo periodo Antonello si trova verosimilmente a Messina e ha una sua personale bottega. Negli anni successivi al 1470 invece, il pittore risale tutta l’Italia fino a raggiungere Venezia, nel 1474 circa; questo viaggio nella fucina del nascente Rinascimento gli fa apprendere la prospettiva geometrica di Piero della Francesca e l’attenzione alla resa dello spazio dei maestri veneti come Giovanni Bellini, che costituiranno ulteriori elementi di maturazione del suo stile.

 

È in questi anni che Antonello realizza i suoi capolavori: la tavoletta del San Girolamo nello studio, datata al 1475, racchiude in pochissimo spazio un intero mondo ed è unanimemente considerata uno dei più importanti manifesti della cultura dell’Umanesimo; l’Annunziata del 1476, oggi al Palazzo Abatellis, che fonde il rigore geometrico della struttura piramidale disegnata dal mantello azzurro con la vivace caratterizzazione dello sguardo intenso della Madonna; il San Sebastiano di Dresda, forse del 1478, mostra nella disposizione geometrica dello spazio il tributo a Piero della Francesca mentre il delicato lirismo della Pietà (1478) oggi al Prado di Madrid anticipa con la morbidezza delle forme la pittura rinascimentale.

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Antonello da Messina: San Girolamo nello studio. 1475 ca. National Gallery of London

Di ritorno a Messina nel 1476, è verosimilmente qui che Antonello muore, nel 1479, dopo aver chiesto nel suo testamento di vestire il saio da frate minore francescano; a Messina viene probabilmente seppellito, al monastero di Santa Maria del Gesù a Ritiro, anche se del suo sepolcro si sono perse le tracce. Di questo suo grande figlio Messina non serba dunque nulla se non il ricordo e due dipinti, la Madonna con bambino ed Ecce homo e il Trittico di San Gregorio, custoditi al Museo Regionale.

Gianpaolo Basile

Immagini: https://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_d’uomo_(Antonello_da_Messina_Londra)

https://it.wikipedia.org/wiki/Antonello_da_Messina

https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Saint_Jerome_in_his_study_by_Antonello_da_Messina?uselang=it