Black Mirror. Terzo capitolo.

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Il futuro pericoloso ed inquietante della tecnologia è già nel presente. Ce lo rivela Black Mirror

Quanti questa estate, nei reticoli cittadini, armati fino ai denti di smartphone di ultima generazione, si sono messi a caccia di animaletti formati da pixel per arricchire la propria collezione virtuale? Se non siete tra questi, senz’altro vi sarete trovati negli ultimi minuti affaccendati nel gesto meccanico di scorrere le dita sullo schermo touch per risolvere un’incombenza o relazionarvi con gli altri, mentre intorno a voi qualcuno tentava in altro modo di stabilire un contatto o praticava una manovra diversa dal sollevare il tablet.

gallery-1477497138-blackmirror-ep3-nosedive-0101rUna ragazza corre in una strada di un quartiere che pare uscito da una cartolina promozionale di un villaggio vacanze, saluta i conoscenti che incrocia e a ciascuno di loro assegna un punteggio da una a cinque stelle. Le interazioni sono funzionali ad alzare la stanghetta della popolarità e ad accrescere la reputazione sociale. Ogni azione, ogni condivisione di immagini o video in un social network viene valutata da un applicazione, Rate Me, che permette di esprimere un giudizio in merito alla persona, non al contenuto, che questa pubblica. C’è qualcosa di vagamente familiare nell’immaginario evocato?

 

Per la terza stagione, sbarcata su Netflix ad ottobre, si è acceso il monitor della serie culto anglosassone che colora il presente di nero, e lo fa a partire da una prospettiva visionaria romanzata ma credibile del futuro dominato dagli effetti annichilenti e insidiosi dell’innovazione tecnologica. Questa volta i nuovi episodi sono sei, il doppio di quelli contenuti nelle due serie precedenti (se escludiamo lo special natalizio della seconda). Le stagioni, che seguono un percorso antologico, dove ogni puntata è narrativamente auto conclusiva, sono riuscite nuovamente a catturare i riflessi, nonché le derive patologiche di un epoca in cui la realtà e il virtuale si toccano come mai prima. In uno scenario in ogni caso mai davvero così altro dal nostro, le esperienze quotidiane trovano gli spunti per essere restituiti a una lucida analisi che alterna satira a fantascienza.

 

E se con gli occhi potessimo disporre di una realtà aumentata impiantata attraverso un foro sulla testa? Black Mirror mostra come un ipotetico microchip di questo tipo, che diventerà forse un giorno obbligatorio, possa rappresentare la metafora del modo distorto di guardare e di muoversi nella realtà, esito aberrante della rivoluzione tecnologica. E’ una serie che più di tutte è in grado di raccontare il presente, e di coglierlo con capacità profetica. Infatti ad essere dipinto è un futuro immaginario ma plausibile. E pericolosamente realistico. Il panorama che si profila è uno scenario pauroso e inquietante che nessuno ha avuto l’abilità di descrivere con tanta sagacia disturbante come questa piccola serie britannica. A risentirne prima di tutto sono le società trasformate dagli effetti del progresso informatico; la prospettiva accarezzata è che nel prossimo futuro il virtuale e reale si accosteranno tanto da mettere in crisi la visione del mondo che abbiamo maturato fino ad oggi, annientando forse persino gli stessi sentimenti umani. Ideata da Charlie Brooker, la serie è stata confermata con l’uscita di altri sei episodi ancora per un’altra stagione.

blackmirrortitlecardLa terza serie affronta temi che si legano in vario modo all’attualità della cronaca, come quello del linciaggio su internet di Odio Universale, in cui i messaggi a catena di disprezzo e di beffa su twitter nei confronti di un personaggio vittima di pubblico ludibrio, vengono strumentalizzati da chi abusa di una innovativa ecologia robotica, in una puntata a metà strada tra l’horror e il noir investigativo. C’è anche lo stalkeraggio portato ai livelli di violenza e privazione della privacy che ricordano tristi casi di cronaca recenti di Zitto e balla, tra le più riuscite della serie, anche per la bravura degli attori (si ricorda Jerome Flynn del Trono di Spade). Mentre Giochi Pericolosi è la materializzazione agghiacciante delle nostre fantasie più spaventose.

 

Arriva allora la conferma che ci aspettavamo fin dalla prima puntata delle due stagioni trasmesse a partire dal 2011, e cioè che Black Mirror è una delle migliori serie in circolazione da sempre. Anche quando il presagio che si configura è dei più foschi e il futuro sembra un posto orribile, senza nessuna intenzione moraleggiante (che mai traspare nonostante l’acutezza dell’analisi sociale) irrompe comunque a stemperare una risata. Perché prima della denuncia viene lo sguardo su noi stessi. Consapevoli che tutti siamo vittime e carnefici del mondo che abbiamo costruito.

 

Eulalia Cambria