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Terremoto e soccorso russo: tutta la solidarietà racchiusa in un monumento

Universome Redazione
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IMG_3353Alla base del viale Boccetta, affacciato su via Vittorio Emanuele II e dunque sul mare, si trova un largo alberato. Immerso nel selvaggio traffico cittadino, offre ristoro ai pedoni grazie a qualche panchina e ai tanti alberi con la loro imponente ombra. Anche la vista non è male: a fianco vi è la grandiosa fontana del Nettuno, di fronte il porto con la sua Madonnina. Ma quello che caratterizza davvero questa piazzetta è il significato che da qualche anno le è stato attribuito. Nel 2013, infatti, ha preso il nome di Largo dei Marinai Russi; inoltre al suo interno si trovano il busto dell’Ammiraglio russo Fëdor Fëdorovič Ušakov (1745-1817) padre spirituale della marineria russa e il monumento dedicato all’opera di soccorso dei marinai russi prestato ai messinesi dopo il terremoto del 1908. Tutto ciò testimonia la grande riconoscenza che la città di Messina, dopo oltre un secolo, mostra ancora nei confronti della marineria russa, alla quale è rimasta legata da quella terribile data in cui la nostra terra fu scossa, sconvolta, sconquassata.

Era il 28 dicembre 1908. Una data che ha segnato irreparabilmente Messina e che ogni messinese (ma non solo) ricorda perfettamente. Erano, infatti, all’incirca le 5:20 di quel freddo giorno di fine anno, quando un terribile terremoto in poco meno di 40 secondi distrusse la città intera, insieme a Reggio Calabria e a decine di comuni calabresi e siciliani che affacciano sullo stretto. Un terremoto di una forza impressionante a cui si aggiunsero, poco dopo, tre enormi onde anomale altrettanto distruttive. Quando le prime luci del mattino si alzarono sulla città, lo scenario che si presentò agli occhi dei sopravvissuti era sconvolgente: il 90% degli edifici era stato raso al suolo, il mare si presentava come un cimitero di detriti, quasi metà della popolazione non rispondeva più all’appello. Intanto impazzavano gli incendi, così come le numerose scosse di assestamento.

 

La macchina dei soccorsi non si mosse subito: tra le autorità cittadine, chi era morto, chi era scappato in preda al panico e dunque era impossibile organizzarsi. Inoltre le linee ferroviarie e quelle telegrafiche erano interrotte e quindi anche chiedere aiuto era diventato impossibile. Solo nel pomeriggio una delle torpediniere che erano ancorate nel porto, la “Spica”, riuscì ad uscire in mare aperto e a raggiungere Nicotera Marina, piccolo centro del Vibonese, da cui fu mandato il primo messaggio di aiuto a Roma.

I soccorsi dello Stato Italiano, però, arriveranno solo il 30: le navi dovranno attraccare in terza fila nel porto, dopo le navi russe e quelle inglesi.

I primi ad arrivare furono proprio i russi. Le loro navi si trovavano infatti al largo delle coste siciliane in quei terribili giorni, e, una volta saputo cosa era successo, senza indugio si diressero verso Messina, dove arrivarono all’alba del 29. Si trovarono di fronte una città fantasma, con altrettanti fantasmi, i sopravvissuti, che vagavano senza rifugio e senza pace, sotto la pioggia battente di quei giorni. L’aiuto della marineria dello zar fu essenziale: migliaia di persone furono tratte ancora vive da sotto le macerie. Tant’è che ad oggi sembra essere ricordato con maggiore sollecitudine il soccorso dei marinai russi, piuttosto che quello dello Stato  Italiano, di cui si spesso lamentano i ritardi e le inefficienze.

 

 

Comunque sia, a ricordo di quel pronto e solidale intervento, oggi possiamo ammirare il Monumento dei Marinai Russi. Già nel 1909, nella prima seduta del ristabilito consiglio comunale, si deliberò di erigere un monumento alla marineria dello zar; monumento che però sarà realizzato più di un secolo dopo, peraltro ad opera di alcune organizzazioni russe che lo hanno poi donato al comune di Messina. Il blocco bronzeo, raffigurante due marinai russi intenti a salvare dalle macerie due vite, è ispirato al bozzetto realizzato nel 1911 da uno scultore italiano a San Pietroburgo, Pietro Kufferle.

L’opera, inaugurata nel giugno del 2012, non a caso è stata posta di fronte al mare, proprio dove molto probabilmente sbarcarono i marinai russi nel 1908.

Forse non si tratta di un monumento con grande valore artistico, ma sicuramente fermandoci davanti ad esso siamo indotti al ricordo e alla riflessione. Perché dietro questa raffigurazione vi è non solo una delle pagine più tristi di questa città, ma anche una meravigliosa storia di umanità e solidarietà.

Francesca Giofrè

Ph: Giulia Greco