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“VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS”: tra tradizione, religione, storia e curiosità

Universome Redazione
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Cultura Locale
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IMG_3127Giungendo via mare a Messina, la prima cosa che si nota è la stele della Madonna della Lettera; chi si trova in città, volgendo lo sguardo verso il mare, non può che notare la stessa stele: essa è ormai uno dei simboli più apprezzati e fotografati della città peloritana. Situata all’entrata del porto, la stele ha in cima la statua bronzea della Protettrice di Messina, mentre sul basamento si trova la celebre frase “Vos et ipsam civitatem benedicimus”. Non tutti sanno che dietro queste poche parole vi è una storia molto affascinante.

Per raccontarla bisogna tornare indietro al I secolo d.C. e precisamente all’anno 42. Secondo un’antica tradizione, in quell’anno San Paolo, durante il suo viaggio verso Roma, fece una sosta a Messina, dove raccontò della vita e delle opere di Gesù. Fu così che un nutrito gruppo di messinesi si convertì al Cristianesimo e inviò subito dei rappresentanti a visitare i luoghi del Salvatore e a rendere omaggio a Sua Madre, ancora vivente in Terra Santa. L’incontro con Maria avvenne il 3 giugno a Gerusalemme: Ella accolse con piacere i messinesi, felice per la loro conversione e scrisse per l’intera popolazione una lettera in ebraico, arrotolata e legata con una Sua ciocca di capelli (ancora oggi custoditi presso il Duomo di Messina). L’8 settembre i delegati fecero ritorno in città, festanti, con la preziosa missiva.

Proprio alla fine di questa lettera si sarebbe trovata la famosa frase (“Vos et ipsam civitatem benedicimus”) che sancisce la benedizione perpetua di Maria su Messina, nonché il forte legame che da allora unisce la città dello Stretto e Colei che ne è divenuta la Protettrice, con l’appellativo di Madonna della Lettera.

Si dice che la lettera originale sia stata subito nascosta dai messinesi, per tenerla al riparo dalle persecuzioni che in quegli anni colpirono i cristiani. Successivamente, però, andò distrutta, probabilmente in un incendio o in uno dei tanti terremoti che hanno colpito la città. Ciò ovviamente non ha scalfito il culto mariano, che continua ad essere celebrato il 3 giugno con una grande processione.

Negli anni 30, poi, fu costruita, all’ingresso del porto, la stele con la statua in bronzo dorato della Madonna, rivolta verso la città, a protezione della stessa e di chi vi giunge via mare. Il monumento fu inaugurato nel 1934 ed illuminato con un particolare meccanismo: il pontefice Pio XI azionò direttamente da Roma il congegno messo a punto da Guglielmo Marconi, con il quale si accesero le luci che illuminarono la stele, l’iscrizione e l’aureola della Madonna.

Infine, vi è da sapere che il culto della Madonna della Lettera si è diffuso nel tempo in varie zone della Sicilia e della Calabria. In particolare, proprio in una cittadina calabrese, Palmi, tale culto è molto forte, così come forte è il legame con lo stesso culto messinese. Ci è stato tramandato infatti che nel 1575 una terribile pestilenza si abbatté sulla città peloritana; l’epidemia, proveniente da Oriente, dopo la battaglia di Lepanto (1571), fece decine di migliaia di vittime. I palmesi mandarono aiuti (soprattutto generi alimentari) a Messina e accolsero quanti fuggivano da essa. Una volta finita l’emergenza, i messinesi vollero sdebitarsi e inviarono a Palmi uno dei capelli della Vergine. Da quel momento anche nella cittadina calabrese cominciò ad essere venerata Maria con l’appellativo di Madonna della Lettera.

Curioso sapere, poi, che sia a Messina che a Palmi, ad agosto, si tiene la “Vara” (o “Varia” per i palmesi): una festa popolare-religiosa, durante la quale viene portato in processione un maestoso carro raffigurante l’Assunzione in Cielo di Maria. La differenza, però, tra Messina e Palmi non sta solo in quella “i” in più: infatti, a Messina i figuranti sono di cartapesta (fino a metà Ottocento erano bambini, ma si preferì sostituirli con delle statue dopo vari incidenti più o meno gravi); a Palmi, invece, i figuranti (la Madonna, il Padreterno, gli Angeli e gli Apostoli) sono umani. Ad ogni modo questa festa, ogni anno, attrae migliaia di fedeli e non, provenienti da tutta Italia; addirittura la Varia di Palmi nel 2013 è stata inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO. Poco male per una festa le cui origini più remote sono rigorosamente made in Messina!

Francesca Giofrè