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Arte, storia e mito nella fontana di Orione del Montorsoli

Cultura Locale

Chiunque conosca la storia del Mediterraneo sa bene quanto vasto e variopinto fosse il mondo della mitologia greca e come ogni città greca amasse tramandare racconti circa le proprie origini, trasformando la propria storia in leggenda e affondando le proprie radici nel terreno fertile del mito. Così Diodoro Siculo, storico greco del I sec. a.C., racconta di come Zanclo, primo re di Messina, venisse aiutato, nella costruzione del porto della città, dal gigante Orione, il leggendario cacciatore di origini divine. Proprio a questo mito di fondazione si ispira uno dei monumenti più noti e importanti di Messina, la rinascimentale Fontana di Orione: un autentico capolavoro dell’arte cinquecentesca, tanto che lo storico dell’arte Bernard Berenson non esitò a definirla “la più bella fontana del Rinascimento europeo”, e Berenson di fontane non ne aveva certo viste poche…

La Fontana di Orione sorge oggi nella centralissima Piazza Duomo, ove fu edificata per volere del Senato di Messina, nel 1553, e
pazientemente ricomposta, pezzo per pezzo, a seguito del terremoto del 1908. Fu commissionata allo scultore e architetto toscano Giovanni Angelo di Michele, detto il Montorsoli, che era uno dei più importanti artisti dell’epoca, collaboratore di Michelangelo. Giunto a Messina, il Montorsoli ebbe modo di conoscere un personaggio importantissio della cultura messinese, l’abate Francesco Maurolico, matematico, umanista, scienziato, mente universale del Rinascimento siciliano. Fra i due nacque una fruttuosa collaborazione ed è così che prese forma questa fontana: ideata dalla mente visionaria del Maurolico come un monumentale ed erudito compendio illustrato di mitologia classica, è stata realizzata e resa viva dalle sapienti mani del Montorsoli e della sua bottega.
Colpisce il modo in cui il Montorsoli ha saputo infondere dinamismo e movimento ad una struttura che nasconde, dietro un apparente caos di statue, bassorilievi ed elementi ornamentali, un ordine compositivo rigorosissimo e una serie di complessi riferimenti mitologici. Sovrasta la struttura, in cima allo stelo centrale, Orione. Indossa l’elmo e una armatura alla romana, regge lo scudo crociato simbolo di Messina e ha alle spalle il fedele cane Sirio; il supporto su cui si appoggia la statua è sorretto da quattro putti che cavalcano quattro delfini e con una mano ne spalancano le fauci, da cui zampilla l’acqua. La vasca sottostante, da cui l’acqua esce attraverso le bocche dei mascheroni, è retta da quattro Naiadi, ninfe dei fiumi. È forse il dettaglio più elegante dell’intera fontana: il groviglio armonioso delle braccia e dei corpi femminili sembra annullare totalmente il peso della struttura, suggerendo leggerezza eterea e quasi una sorta di movimento di danza al complesso. Movimento efficacemente contrastato dalla solida staticità dei quattro muscolosi tritoni che reggono la seconda vasca, al di sotto delle Naiadi, decorata da teste di Medusa.

 

Dalle loro bocche l’acqua raggiunge la grande vasca principale, appoggiata su un basamento dodecagonale, e riccamente ornata con formelle a bassorilievo raffiguranti scene mitologiche tratte dalle Metamorfosi di Ovidio inframezzate da elementi decorativi. Sui bordi sono adagiate quattro figure umane sdraiate raffiguranti divinità fluviali, che in origine versavano da delle brocche acqua all’interno delle vasche sottostanti. Rappresentano i fiumi Nilo, Tevere, Ebro e Camaro, e ciascun fiume è identificabile attraverso le scene allegoriche scolpite sui pannelli rettangolari sottostanti e dai distici latini incisi sotto le statue, scritti dal Maurolico. Completano il complesso, infine, le sculture di pietra scura raffiguranti mostri marini, posizionate a dare una ultima nota cromatica agli angoli del basamento.

 

E si, se vi stavate anche voi chiedendo che ci fa il piccolo torrente Camaro in mezzo ai suoi “fratelli maggiori” di ben più ampie dimensioni, forse è arrivato il momento di scrivere che è proprio per celebrare la costruzione dell’acquedotto che portava in città le acque dei torrenti Camaro e Bordonaro, ultimato nel 1547, che la fontana fu commissionata, e che erano proprio le sue acque in origine ad alimentare questa struttura così grandiosa. Niente male per un modesto torrentello cittadino, eh?

Gianpaolo Basile

Ph: Giulia Greco