Immagine non disponibile

Dicearco

Cultura Locale
dicearco messina personaggiillustri

 

DicearcoMessina, giardino sporto sui due mari, balcone affacciato sul Continente fu, per sua natura, emporio commerciale al centro del Mediterraneo, ancora prima che Tucidite e la storiografia greca narrassero di quegli Elleni che, nell’anno dell’undicesima olimpiade (736 a.C.) giunsero nella Trinakria degli Omerici mangiatori di loto, per lo più deserta nella sua sponda orientale, a causa di frequenti incursioni piratesche.

Come ogni città della Magna Grecia, anche Zankle deve il suo primo sviluppo culturale all’apporto ellenico e fu proprio il siceliota, il greco di Messina Dicearco, a garantire alla città dello Stretto un primato di assoluto orgoglio e di poca fama, pioniere di quella cartografia che, nata in Sicilia, si svilupperà soltanto nei secoli XV e XVI, beneficiando sia dello sviluppo del trasporto marittimo Elisabettiano, sia dei contributi di esperti navigatori inglesi ed olandesi.

Nato a Messina nel IV sec. a.C da Fidia, Dicearco fu allievo di Aristotele ad Atene e filosofo
peripatetico, teorico critico delle dottrine accademiche del maestro, assertore della superiorità, nello studio e nella ricerca, della pratica sulla teoria con l’opera “Vita pratica”, conservata in pochi
frammenti.

La sua scuola di pensiero deve il nome al Peripato, il lastricato del porticato del Liceo di Atene, su cui Aristotele passeggiava con i propri allievi dissertando. Nello stesso modo, sostiene la tradizione, senza comprovate testimonianze storiche sulla sua oscura vita, lo stesso Dicearco, si pensa, tenne un Liceo di filosofia a Messina. Il suo pensiero e la sua attività, in gran parte perduta, sono giunti ad oggi grazie alle citazioni plurime dei vari Ateneo, Plutarco e Cicerone.

Non solamente filosofo, ma anche biografo di Pitagora, il messinese fu un intellettuale eclettico, dedito persino alla saggistica politica con il “Tripolitico”, trattato sull’ideale forma di governo, mentre il suo più noto impegno di ambito etnografico, ugualmente pionieristico, è una “Vita dei Greci”, primo elaborato sulla cultura ellenica a partire dall’aurea epoca dei miti sino alla decadente contemporaneità dei suoi giorni, sfacelo causato, a suo dire, dalla “stoltezza” degli uomini.

Citato e criticato spesso da Cicerone, il quale lo nomina “Dicearco il Peripatetico”, il messinese è avversato dall’autore latino per la dottrina che rinnega l’esistenza dell’anima a favore del vigore dei sensi, la sola forza che muove il corpo sia degli animali, sia dell’uomo e che alla morte si dissolve. Culla di questa astratta energia mortale, per Dicearco è però la musica, sostenuta tale tesi nei pochi frammenti a noi pervenuti della “Vita dei Greci”, ricca di ritratti di banchetti festosi di vino e di esecuzioni musicali.

Ma Dicearco, come suddetto, rimane il primo cartografo della storia e il suo “Itinerario intorno alla Terra” è l’iniziale, seppur grossolano tentativo di abbozzare una rappresentazione cartografica suddivisa in meridiani e paralleli.

Non ultima ed altrettanto senza precedenti fu l’impresa di misurare il monte Pelion a Pilo da parte del nostro concittadino, inedita iniziativa che caratterizza la prima storia della geografia. Dalla prima raffigurazione schematica terrestre del messinese partirà poi Gerardo Mercatore, italianizzazione dell’olandese Gerhard Kremer che, nel XVI secolo pose le basi di quella ch’è la cartografia moderna.

L’illustre siceliota dello Stretto è ricordato oggi sulla facciata del Tribunale di Messina, in cui compaiono un ideale volto frontale ed il suo nome, mentre alla sua memoria è dedicata una via traversa del Viale Regina Margherita.

Francesco Tamburello